Sono nata nel 1971 a Craiova, capitale dell’Oltenia, in Romania.
Sono cresciuta in modo semplice, in uno dei quartieri adiacenti al Parco Naturale Nicolae Romanescu (detto il Parco del Popolo), polmone verde fra i più belli d’Europa, che conserva i ricordi della mia migliore infanzia, dei primi amori e delle lunghe passeggiate tra gli alberi secolari e le sculture, disseminate in ogni angolo libero.
Anche lo scultore Costantin Brâncuși ha trascorso qui il suo periodo giovanile, a inizio ‘900, frequentando la Scuola d’Arte e Mestieri della città.
Io ho frequentato il liceo artistico Marin Sorescu, imparando le basi della pittura dal Maestro Ștefan Brădiceanu. Ma ho smesso presto di dipingere: dicevano che dovevo imparare un mestiere più concreto. Così mi sono diplomata come estetista nel 1989, mentre in Romania scoppiava la rivoluzione.
Nel 1992 mi sono trasferita in Italia e sono trascorsi ancora molti anni prima che mi riavvicinassi all’arte, precisamente fino al 2005, quando mio marito mi regalò il cavalletto e tutto il necessario per dipingere.
Ho ripreso e perfezionato la mia tecnica pittorica grazie agli insegnamenti e al confronto con il Maestro Paolo Fabbro (Bollate, 1941), che mi ha incoraggiata nello sviluppo di un mio linguaggio.
Inizialmente dipingevo ciò che si offriva al mio sguardo: dai ritratti realistici, alle scene in interno ed esterno, fino ai paesaggi, bucolici e sconfinati, in un inno all’immensità e alla forza vitale della natura, che è anche un omaggio alla pittura fiamminga e dei macchiaioli, costante fonte di ispirazione.
Con il ciclo delle “ballerine” (2012) mi concentro invece sulla figura femminile in movimento, sulle movenze esteriori e sugli atteggiamenti interiori, limitando la tavolozza dei colori ai chiari delle vesti e ai toni dell’incarnato che danzano in un’ambientazione scura, definita solo dal riverbero della luce emanata dalla grazia dei corpi, ora racchiusi, ora protesi in chissà quale slancio dell’animo.
Nel 2014 presento in una mostra personale questa prima fase di ricerca.
Il successivo ciclo di opere invece è uno studio sul colore, sulla luce e sulla forma.
“Emozioni di Colori” (dal 2015) è una serie ispirata alle gemme intagliate con forme geometriche differenti, sfaccettate in molteplici piani di luce che brillano di colore con diverse intensità.
Progressivamente, queste immagini diventano fondali astratti, attraversati da fasci luminosi, e pronti ad accogliere le raffigurazioni delle grandi architetture simbolo della modernità, rese sempre con volumi sfaccettati e sovrapposizioni di viola, verdi, blu e gialli.
La produzione del 2018 vede le architetture prendere il sopravvento con uno sguardo particolare rivolto all’antichità: ancora la Tour Eiffel e la Torre Velasca, ma anche la Torre di Pisa e la Cattedrale di Notre Dame, nonché la leggendaria Torre di Babele o il Faro di Alessandria, in una descrizione che è un mix tra sogno e realtà.
Sempre nel 2018, ho coperto una vecchia porta di incisioni che ricordano la scrittura cuneiforme.
Dopo le prime sculture realizzate in ceramica, si fa sentire una necessità sempre maggiore di plasmare, di dare forma con le mani, come quando da ragazza facevo l’uncinetto.
Partendo dalla pittura materica a spatola, ho iniziato a sperimentare nuove tecniche in questa direzione plastica, creando soprattutto argille dove la figura umana torna al centro del mio discorso, attraversata da smalti colorati o incisa da segni profondi.
Faccio parte del Gruppo Artisti Bollatesi, che offre un’attività ricca di incontri e confronti, rappresentando uno stimolo continuo.
Dal 2018 sono vicepresidente del GAB.
Nel 2019 abbiamo eseguito la riqualificazione urbana di alcune aree pubbliche del territorio con un intervento esteso di pittura murale.
La mia arte è sopravvissuta, è viva, e io continuo a mettermi in gioco, cercando di condurre la mia visione in una incessante evoluzione.
Oggi posso dire di essere felice.